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l più bello e commovente regalo che mi sono portato a casa dal Kenya è una piccola camicia. E’ una camiciola a mezze maniche di un tessuto abbastanza robusto con un disegno di righe grigie e chiare. E’ un vestitino per un bambino di 5 anni. La camicia è chiusa, e due bottoni grigi abbottonano il collo. La caratteristica di questa maglietta è che è completamente logora, piena di strappi e buchi, in particolare uno strappo profondo sulla manica di destra. Ho dovuto lavarla a 100 gradi nel tentativo di pulirla. Apparteneva a Charles Safari, abbiamo fatto uno scambio: una camicia nuova rossa per la sua maglietta consunta, consumata e lurida. Ho voluto portarmi in Italia una pezzo concreto di miseria… un segno visibile di non aver sognato, di non essermi drogato avendo allucinazioni. Ogni volta che la guardo il cuore mi si riempie di amarezza e mi ritrovo a darle un bacio, per non dimenticare , per non trascurare, per non minimizzare Charles e la sua storia e la storia di tutti i bimbi che ho incontrato in Kenya. Sapete? Ho provato a fare una cosa; ho chiesto a tre amici che avevano bambini di 5-6 anni di far indossare loro questa camiciola e vedere come stavano… magari prendere una fotografia… Con un sorriso splendido, o con un secco no, o cambiando discorso, nessuno dei tre ha accettato. Nessuno ha accettato di far indossare per alcuni minuti uno straccio come quello! La povertà ci fa schifo. E’ proprio vera l’intuizione di Annalena Tonelli: Il drago, la bestia, l’essere infame è prima di tutto l’avidità, la sete di denaro e di potere. Charles non ha tenuto quella maglietta per alcuni minuti soli, ma per settimane, mesi,forse un paio di anni. La camicetta logora era l’unico indumento del piccolo: estate o inverno, notte o giorno: non pigiama, non indumenti del giorno, non vestiti per lo sport, non per il caldo ed il freddo… per la pioggia o il sole, per ripararsi dal vento; ma solo questa logora, lacera e sporca camicia, e questo piccolo non è una eccezione, no questo bimbo è la regola, la regola di una radicale miseria che coinvolge la stragrande maggioranza dei bimbi del Kenya.  Il piccolo segno che mi sono portato a casa lo porto con me agli incontri di promozione per il Kenya che ho iniziato ed è molto più eloquente delle storie che racconto o che scrivo, ma per il momento ancora nessuno disposto a mettere al proprio bambino la camiciola logora e stracciata. “Mio figlio, padre, non è uno straccione!” Invece Charles sì? …e perché? Dobbiamo riflettere davanti a questo pezzo di miseria che rifiutiamo o che lasciamo in Kenya: dobbiamo spalancare le porte alla miseria e farla nostra; solo così diventeremo più maturi ed equilibrati nella nostra vita caotica, dove non sappiamo più distinguere il superfluo dal necessario, oppure ancora in modo più grave preferiamo il superfluo al necessario. Questo avviene per la tua vita? Rispondi con onestà a te stesso. Sono gli identici interrogativi che mi poneva Santina con la sua straordinaria vita. Questa camiciola apparteneva al piccolo Charles ed alla sua vita di grave, severa sofferenza. Charles più o meno oggi ha 5-6 anni. La madre è fuggita di casa ed abbandona il bimbo che rimane con il padre, ma il papà sfortunatamente ha un grave incidente in moto, si sottopone ad un delicato intervento chirurgico e rimane disabile. Ad aggravare il problema è che Charles appartiene ad una serie di 7 fratellini o meglio fratellastri che il padre ha fatto con tre donne diverse, dalla prima donna fuggita il padre ha avuto Charles ed altri due bimbi; da una seconda donna han avuto altri due figli ed infine da un’ultima donna ne ha avuto altri due, un totale di sette figli conosciuti. La zia Christine, sorella del padre,  i prende cura dei bimbi per forza, ma mostra di non amarli e vive una profonda discriminazione tra i propri figli naturali e questi altri bimbi figli del fratello.

 

Il piccolo Charles viene portato alla missione per un aiuto, ma la zia dice che il bimbo non necessita della scuola perché è sordomuto. Jarka conduce il bambino all’ospedale e lì vi è la drammatica costatazione che nelle orecchie del bimbo sono stati infilati semi di un albero che l’hanno reso sordo. Con un doloroso lavaggio i semi vengono rimossi, ma si causa una forte infezione che viene curata ancora oggi con antibiotici… il bambino è visibilmente sofferente, gli orecchi sono pieni di pus. Charles ha avuto un danno psicologico ed è isolato, non sa parlare e spesso si isola dal gruppo degli altri bimbi del centro di Jarka e Jimmy. I suoi occhi sono tristi anche per un altro doloroso problema. I suoi piedini sono stati aggrediti da una cimice che si chiama Chigoe (Tunga penetras). Questa cimice entra attraverso il tessuto molle delle unghie e poi depone le uova, tali uova si schiudono e si nutrono della carne all’interno del dito scavando e svuotando dal di dentro la carne. Si deve incidere e liberare il dito dalle micidiali uova, ma tale operazione spesso provoca per la cattiva igiene una infezione al piedino e così il bimbo ha i suoi piedini torturati da infezioni e dal Chigoe. Prendo delicatamente il piedino di Charles, guardo quelle escoriazioni sporche, guardo quei tagli profondi nelle dita e sulla pianta dei piedi. Fanno ribrezzo nel primo momento. Il bimbo si tocca il piedino dolente e mi spalanca lentamente i suoi bellissimi occhioni pieni di un oceano di sofferenza. La carne dei piedi è attraversata da piaghe, da pelle morta e ricresciuta sulle escoriazioni, la terra ricopre quelle piaghe delle sue piccole dita. Mi chino fino ai suoi piedini per vedere meglio, ma non riesco a vedere bene, le lacrime mi velano gli occhi e una di esse cade proprio sul suo piedino, per nasconderla mi avvicino e do un grosso bacio nella speranza di non far male a quel piedino con il gesto passionale. Rialzo lentamente la testa e mi sento riempito di una formidabile energia.

 

 

 

Charles dammi la tua camicia, voglio regalartene una nuova, ma voglio portare a casa la tua storia, voglio aiutarti, voglio non dimenticarmi di te!!! Dei tuoi piedini, delle tue orecchie, della tua sofferenza, essa mi cura, mi rende ridicolo. Sono sicuro che nel giudizio finale Gesù mi chiederà conto se sono stato capace di far fruttare il mio incontro con te. Piccolo Charles… in quel giorno meraviglioso e formidabile, davanti a Gesù prendimi per mano e ricorda a Lui il mio stupido bacio, ma dato con il cuore. Sono sicuro che Gesù gradirà il tuo essermi avvocato e protettore e per quel solo bacio mi sconterà una enorme quantità di peccati che si scioglieranno come la neve al sole, per la tua intercessione piccolo angelo di luce. Ed anch’io voglio vivere la mia vita ritornando al mio bacio ai tuoi piedini martoriati ed impegnarmi più a fondo nella mia vita cristiana.I giorni seguenti, mentre facevo la valigia a Malindi per tornare in Italia, piegavo con estrema cura lo straccetto di camicia di Charles. Ed il ricordo andava al bimbo di 5 anni che aveva toccato il mio cuore e lo aveva risanato. Strinsi forte al petto quella camiciola e la riempii nuovamente di baci, per liberare il cuore dal superfluo e per capire il necessario della vita. Ogni giorno la sera prima d dormire ho davanti agli occhi questa logora camicia e prima di dormire le do un bacio, mi sembra di baciare il piccolo Charles ed avverto il caldo e sereno sorriso di Santina che dal cielo protegge i suoi piccoli e protegge il proprio figlio. OK, Santina adotterò anche questo bambino… 300 Euro in meno ma un sorriso in più nel cuore.

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